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Intervista a Franco Ragusa, Presidente AIAT-SFX - Associazione Italiana Autori e Tecnici Effetti Speciali di scena.

- Presidente, la scorsa settimana avete sospeso lo sciopero di tutti gli effetti speciali, ma non avete ancora ripreso a lavorare con le armi sceniche, armi senza le quali rischiano di saltare film e serie TV che non ne possono fare a meno. Sempre nel comunicato di sospensione dell'agitazione s'indicavano tempi brevi. Possiamo quindi fare una previsione?

Ragusa - Purtroppo no. L'Associazione  ha sempre cercato, sin dall'inizio, di trovare una soluzione al problema che consentisse di riprendere le attività con le armi sceniche il prima possibile e in condizioni di certezze legislative maggiori. Abbiamo quindi richiesto un incontro al Ministero dell'Interno che, va detto, ci ha già ricevuti due volte e, riconoscendo l'esistenza di una situazione poco chiara, si è immediatamente attivato per giungere ad una sua definizione.
Rimangono ancora in piedi, però, le sanzioni amministrative emesse dalla Questura di Roma, blocco delle licenze nei confronti delle persone detentrici di tutte le armi di cui può disporre l'industria dell'audiovisivo.

- Be', c'è sempre la possibilità di fare ricorso.

Ragusa - Anche in questo caso, l'Associazione ha teso privilegiare un percorso rivolto al futuro, cioè non conflittuale con la Questura di Roma. Alla luce dell'opinione diffusa circa l'inesistenza di norme chiare in grado di regolare le armi sceniche, la sopravvenuta pubblicazione delle motivazioni della sentenza di assoluzione per fatti analoghi, e in considerazione che le armi complessivamente sequestrate costituiscono un numero irrisorio rispetto al totale ritenuto in ordine dalla stessa Questura, l'Associazione ha ritenuto vi fossero tutti gli elementi per poter chiedere alla Questura stessa di rivedere l'entità delle sanzioni amministrative comminate, per permettere così alle persone sanzionate di poter riprendere le attività.

- E questi elementi e novità sono stati presi in considerazione?

Ragusa - Dopo una settimana dalla presentazione delle istanze, temiamo di no. Il tempo a disposizione non consente, peraltro, di attendere ulteriormente, pena la decorrenza dei termini per i ricorsi al TAR. Ricorsi che andranno ovviamente preparati con molta cura.

- In un vostro volantino avete citato "il comportamento schizofrenico della Questura di Roma in ordine alle modifiche tecniche accettate negli anni". Mi spieghi un po' meglio.

Ragusa - Ripeto, sulle armi sceniche c'è il massimo del caos giuridico. A ciò aggiungiamo che i detentori di armi sceniche possono aggiungere altre armi sulla licenza soltanto se preventivamente modificate da armieri autorizzati, i quali poi rilasciano una sorta di certificato. Non è quindi il titolare della licenza a decidere come l'arma debba essere modificata: è un'attività svolta da terzi che viene notificata alla Questura. In tal senso, ciò che negli anni passati era stato ritenuto sufficiente, oggi non va più bene, al punto da far scattare la detenzione illecita di armi.

- Che danni stimate da questa nuova inchiesta che una rivista specializzata come "Armi e Tiro" ha definito, in prima di copertina, "La bufala delle armi sceniche"?

Ragusa - Per gli addetti del settore è enorme, parliamo di circa il 40-70% del volume di lavoro a seconda delle ditte di effetti speciali. Personalmente posso parlare, pensando agli ultimi tre anni, a circa l'80% dei lavori a cui ho preso parte. E tutti i lavori in partenza che potevano riguardarmi, prevedono tutti l'uso delle armi sceniche.
Ma si sta prospettando un danno enorme anche per le produzioni che ancora oggi non sanno se e quando queste armi torneranno disponibili. Costi aggiuntivi in caso di interventi in post produzione, sempre se possibili. Qualcuno si sta attivando per far arrivare armi dall'estero, per cui altri costi aggiuntivi e il piccolo dettaglio che saremo lì a sorvegliare che le armi siano conformi. Altre società, invece, proprio in un momento nel quale il fenomeno della delocalizzazione sembrava rallentare, probabilmente andranno a girare i prodotti non rinviabili all'estero, con grave danno, quindi, anche per i lavoratori che nulla hanno a che vedere con le armi sceniche.