A seguito di numerose richieste circa i tempi previsti per poter tornare a utilizzare sui set cinematografici le armi sceniche sparanti a salve, l’Associazione AIAT-SFX si trova costretta a comunicare il fallimento di una sua iniziativa, presso la Questura di Roma e nei confronti degli associati interessati, che avrebbe potuto sbloccare immediatamente la situazione.
Il rigetto delle istanze di revisione dei provvedimenti amministrativi di blocco delle licenze da parte della Questura di Roma parlano purtroppo da sole.

Un atteggiamento inspiegabile, vista la disponibilità dei titolari di licenza di detenzione delle armi per uso scenico sparanti a salve di accettare, su indicazione dell’Associazione, una mera riduzione dei provvedimenti sanzionatori a loro carico.
Una soluzione che avrebbe consentito di riprendere le attività immediatamente, ampiamente prevista dall’ordinamento e che ha proprio lo scopo di tutelare la Pubblica Amministrazione da eventuali errori o eccessi compiuti.
Un doppio danno del quale la Questura di Roma dovrà evidentemente assumersi tutte le responsabilità, tanto più alla luce dei numerosi elementi di novità che non sono stati presi in considerazione.

In primo luogo la sopravvenuta pubblicazione delle motivazioni della sentenza di assoluzione per un’analoga vicenda risalente al 1995 e conclusasi positivamente a novembre del 2010, che ha confermato l’esistenza di un quadro normativo dal quale non emergono indicazioni e principi quali quelli a suo tempo richiamati dall’accusa e riferibili ad un parere del Consiglio di Stato del 1978. A ciò c’è da aggiungere che, dal 1995 ad oggi, nulla di nuovo è stato fatto, anche solo a livello regolamentare, per la definizione dei principi da adottare. Un vuoto che si spera verrà presto colmato dall’approfondimento avviato dal Ministero dell’Interno, su sollecitazione congiunta dell’Associazione AIAT-SFX, ANICA e SLC-CGIL; approfondimento per il quale, venerdì 15 aprile, si è svolta un’audizione dell’Associazione presso la competente Commissione armi.

Altro elemento emerso, in relazione al tipo di contestazioni avanzate nei confronti dei titolari di licenza, il comportamento contraddittorio, negli anni, della Questura di Roma. I titolari di licenza possono infatti dimostrare che, per alcune armi inserite in licenza, la Questura di Roma ha accettato dichiarazioni rilasciate dagli armieri autorizzati alle modifiche tecniche che non prevedevano il tipo di interventi meccanici di cui è stata invece contestata l’assenza.

Vi sono infine da considerare le prime risultanze degli atti compiuti dalla magistratura nei confronti dei titolari arrestati e immediatamente rilasciati.
In un caso il GIP ha ritenuto di non convalidare l’arresto; decisione rispetto alla quale non c’è stata neanche la successiva opposizione del PM.
Per gli altri due casi, stesso PM per entrambi, due diversi GIP non hanno appunto ritenuto di dover confermare la necessità della custodia cautelare. Venerdì 15 e lunedì 18 sono infine arrivati gli ultimi esiti positivi da parte del Tribunale del riesame: sono state infatti rigettate le due opposizioni del PM alla scarcerazione.

 

Per tutto quanto sopra premesso, l’Associazione consiglia le società di produzione, interessate all’uso di armi sceniche, a riconsiderare i propri piani di lavorazione.
Dopo il rifiuto della Questura di Roma, i titolari di licenza coinvolti sono ora costretti ad intraprendere, per poter tornare ad esercitare la propria professione, la via del ricorso amministrativo presso il TAR del Lazio.
Nel caso, quindi, il TAR del Lazio dovesse ritenere necessario adottare, in attesa del giudizio di merito, la sospensione dei provvedimenti amministrativi emessi dalla Questura di Roma, le armi potrebbero rientrare nella disponibilità dei titolari non prima di 20-30 giorni.
Ma questa previsione, è bene sottolineare, è soltanto un’ipotesi che, in attesa del giudizio di merito, potrebbe non verificarsi.

Per questo motivo, avendo fatto tutti i passaggi nelle sue disponibilità, l’Associazione, alla luce dell’incomprensibile atteggiamento assunto dalla Questura di Roma, evidentemente indifferente ai problemi recati ad un intero comparto lavorativo, nonché alla produzione audiovisiva in generale, non può che auspicare una reazione più decisa anche da parte delle società di produzione al fine di tutelare i propri legittimi interessi.

 

Roma, 20 aprile 2011

Per l’Associazione
Il Presidente
Franco Ragusa