Cari colleghi, anche l'AIAT-SFX ha tra i suoi scopi, come del resto tutte le altre Associazioni, l'ambizione e il dovere di intervenire a tutela degli interessi degli associati.
Dobbiamo purtroppo ammettere, però, che per alcune situazioni si è soliti far finta di nulla, in modo particolare quando si ha a che fare con comportamenti, a nostro giudizio inopportuni e lesivi del livello professionale di tutti noi, messi in atto, o anche semplicemente subiti, da colleghi di altri reparti.
Un po' perché comprendiamo l'eventuale stato di difficoltà di chi, come noi, "tiene famiglia"; ed un po' perché vogliamo evitare di apparire per quello che non siamo.
Non c'interessa imporre la nostra presenza sui set come se fosse un diritto storicamente acquisito, per quanto, di sicuro, siamo una delle categorie maggiormente penalizzate da un certo modo di fare industria. Negli ultimi venti anni l'età media di quanti si occupano degli Effetti Speciali di scena si è notevolmente elevata. Un mancato ricambio generazionale dovuto, principalmente, alla continua erosione di quelle che possiamo definire le attività minori.
Attività minori grazie alle quali, in passato, era possibile farsi le ossa ed imparare a stare su un set; e che permettevano, anche, di avere un volume complessivo di lavoro, sia per i singoli addetti che per le aziende, in grado di far crescere il settore.
Ma non è neanche questo il punto.
Ciò che infatti è avvenuto sul set di “Pupetta” il 12 ottobre scorso, ci costringe a dover prendere posizione per difendere il nostro buon nome.

Se per fare un effetto pioggia è sufficiente uno spruzzino, non saremo certo noi a suggerire la presenza di un tot. di tecnici specializzati ed attrezzature non necessarie.
Ma se, da quanto ci è stato riportato, l'impresa è più impegnativa, tanto da richiedere la collaborazione di più persone, anzi, per essere più precisi, di più persone di diversi reparti, nonché l'adozione di strumentazioni malamente assemblate al momento, ci chiediamo e chiediamo: come e perché si può arrivare a simili eccessi, con risultati qualitativi che è facile immaginare?
Da tenere peraltro conto che nel caso in questione si trattava di un prodotto televisivo che ha visto la presenza, con forniture di diverso tipo, di più ditte di Effetti Speciali scenici.

Fedeli, quindi, allo spirito che ha animato la costituzione della nostra Associazione, riteniamo doveroso tutelare l'immagine di quanti hanno lavorato in quel prodotto: dai titoli di coda non sarà infatti possibile capirlo, ma è bene che si sappia che una parte degli effetti speciali scenici non è stata realizzata da professionisti del settore.

Roma, 24 novembre 2011

Per l’Associazione
Il Presidente
Franco Ragusa